Quarta tappa
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quarta

Siamo all’ultima tappa, nella nostra mente, Mariazell, è già raggiunta (!).
Al mattino, immerso in una tranquillità inusuale mi affaccio al balcone della camera e getto uno sguardo alla invitante piscina; lungo il suo perimetro camminano curiosi due pellegrini (maestro

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e discepolo) intenti a discutere sulla tecnologia costruttiva e del ricircolo dell’acqua.
La colazione in stile sud tirolese è preparata con cura e ricca di prodotti locali dai genitori del gestore. Di fronte a tanta bontà occorre stendere un velo di silenzio e di pudore sulla sorte toccata all’imbandita e ricca (prima) tavolata dalla nostra avanguardia mattutina: non è certo oggi l’eccezione.
Armati della più ferrea volontà non siamo impressionati dal percorso che ci aspetta, salire dagli scarsi 500 m.s.l.m. di Turnitz ai 1150 metri del passo nel bosco della vicina montagna prima di gettarci a capofitto nella pianura di alta collina per puntare poi sicuri a Mariazell.
Percorso un tratto di salita facilmente pedonabile ci gettiamo con nostro compiacimento su uno stretto ponte sospeso (ancorato ad una parete rocciosa) per attraversare un “orrido” canyon.

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Con i pesanti zaini in spalla ci immedesimiamo negli himalayani sherpa. La suggestione di questo attraversamento è appagata anche dal successivo sentiero, bello per gli appassionati di escursioni, per la ripida salita in quota all’ombra delle piante di alto fusto. Ci difendiamo dall’arsura (con salvifiche bevute) servendoci della appagante acqua che sgorga dalla roccia o scorre saltellando di pietra in pietra nel rio al lato dello stretto canalone in verso opposto al nostro andare: siamo come pionieri alla ricerca del passaggio a Nord-Ovest. Come sempre accade, la successiva discesa a capofitto si incrocia con una strada rotabile. Un cartello giallo: Mariazell 2h e mezza, ci siamo.
Attraversiamo l’incrocio, un secondo cartello giallo: Mariazell 3h e mezza, stiamo ritornando indietro? Nessuna preoccupazione è questa la strada giusta.
Acceleriamo il passo, ma tutto sembra rimanere immutato; di nuovo un fiume (ma non è una novità) scorre tranquillo al nostro lato e tutto intorno solo bosco, nessun segno di campanili in vista. Abbiamo il tempo di ammirare al di là del fiume, a mezza costa al limitare di un sentiero che si addentra nella foresta, la statua bronzea del cacciatore con doppietta in mano, della dinastia Krupp (fondatrice delle omonime acciaierie tedesche produttrici tra l’altro di armi e munizioni) che qui venivano a praticare il nobile rito (ai loro tempi) della caccia.
Poco oltre, al confine laterale della strada una raffigurazione in ferro battuto del simbolo della via sacra (i quattro evangelisti con al centro la croce): è una ulteriore conferma della giusta via. La necessità di mettere qualcosa tra i denti incomincia a prendere piede.
Sono le 14.00, nessun segno che induca alla fiducia è a portata di sguardo che per fatica, stanchezza e fame è sempre più corto.

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Il nostro percorso s’incrocia con un altro sentiero etichettato con 06 che, con provenienza Vienna, conduce a Mariazell. All’angolo della loro unione una panchina ai piedi di un albero secolare. La tentazione, velata dalla necessità di fare il punto sulla delicata situazione, ci seduce facilmente.
Nel silenzio e immobilità generale, si getta uno sguardo nel vuoto in lontananza quando... laggiù, in fondo, si scorge una costruzione con intorno movimenti sospetti, ma premonitori. Forza, un ulteriore sforzo, andiamo a vedere di cosa si tratta.
E’ un ristorante nel pieno della sua attività, assediato da avventori giunti con auto, moto, biciclette e, solo noi, a piedi.
Inutile dire che il pranzo è “buono”.
Per festeggiare la manna appena consumata ci concediamo un dolce che è la specialità della casa: di forma simile ad un piccolo panettone, gustato dalla minoranza dei pellegrini nella veste più sobria, mentre la maggioranza lo esige nel suo aspetto più ricco, equipaggiato con uno spesso cappotto di densa vaniglia.
Le libagioni sono nemiche per un buon passo e così il tempo passa, sono le 18.00, siamo ancora in cammino e la tabella di marcia pianificata che prevedeva l’arrivo per le 17.00 si è fatta benedire. Da lì a poco incrociamo un’arteria di scorrimento e il solito cartello giallo indica Mariazell 40 minuti.

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Per una passeggiata, tale lasso di tempo è quasi eccitante, ma certamente il dubbio è certezza quando si ha alle spalle una trentina di km e una decina di chili da portare su ripidi tornanti in salita, fino all’arrivo segnato dall’attraversamento di uno stretto arco pedonale alla sommità dell’ascesa che dà il benvenuto di Mariazell al pellegrino. Con nostra gioia, non siamo i soli pellegrini, dietro di noi ecco padre (sofferente) e figlio, partiti due settimane prima da Budapest, attraversare l’arco dell’accoglienza.
Ci dirigiamo sicuri e festosi al Santuario che domina tutta la cittadina.

Ingresso nel monastero
Ora, di fronte alla statua della Madonna abbagliati dall’altare d’argento che riflette a 180° un’accecante luce, ognuno di noi rimane per qualche minuto in un silenzio contemplativo ricco delle proprie emozioni.
Il cammino è completato.
Intorno alle 18.40 raggiungiamo il nostro albergo ubicato nella piazza sottostante con vista sulla cattedrale. Alla giovane (ma inesperta) ragazza della reception chiediamo l’orario della colazione (perché tanta fretta? ma!) e secondariamente della cena avendo prenotato la mezza pensione.
La risposta come disco incantato è :”when you want”, ovvero quando volete. Di corsa in camera per una salutare doccia “purificatrice”. Baldanzosi, intorno alle 20.00 scendiamo nella hall e ad un altra ragazza, ora presente, chiediamo dove sia il ristorante. Con naturalezza risponde che è chiuso dalle 19.00 e che noi avremmo dovuto accomodarci entro quello orario.
Imprecando garbatamente, fra i denti, sottolineiamo che non avrebbe dovuto ripetere con voce ciclica “when you want”, piuttosto dire: “where you want” ma nella piazza antistante. Così per non perdere la grazia acquisita, ci tuffiamo nel primo ristorante ancora aperto, nel quale consumiamo la sempre “buona” cena.
Ciao, a domani.

duomo