Sulle orme di San Francescoā€¯ a.d. 2009

Da La Verna all’eremo di Cerbaiolo ( 27 Km).

20 Luglio 2009.

Quattro pellegrini sono pronti ad incamminarsi dal Santuario di La Verna alla volta della città di Assisi, seguendo le indicazioni di un percorso testimone del passaggio di Francesco.
Ancora  non si è mosso un passo nella giusta direzione e … già Orlando è occupato a scambiare informazioni sull’itinerario con una signora di Bolzano che, con passo veloce e sicuro, si sta incamminando seguendo la freccia del cammino Francescano. I viandanti si avviano mentre il Santuario si anima per l’arrivo sempre più massiccio di uomini e donne, suore e frati, tutti desiderosi di fare le loro riflessioni in questo luogo di preghiera.La giornata è calda, il sole è già alto, sono le undici del mattino, i primi passi dei pellegrini non mostrano segni di preoccupazione per ciò che li aspetta. Si sale per tratti boschivi oltrepassando i 1200 metri s.l.m. per poi ridiscendere  ai 400 metri del paese Pieve di Santo Stefano. Lungo questo tragitto viene consumato il “primo pranzo” seduti su cataste di legname poste ai bordi di uno slargo, al riparo dal limpido sole. Con una certa facilità si raggiunge il paese in “siesta” intorno alle 14.30.
Guadagnata una panca, sulla via Lungotevere, all’ombra di piante e con vicino una fontana, ci si rifocilla aspettando la ripresa dell’attività lavorativa nell’assolato paese.
Anche se pellegrini, si vive l’attualità e, quindi, nella calma piatta regnante si decide di giocare il SuperEnalotto  spinti dal profano richiamo del “vile” denaro.
Orlando durante la pausa pranzo ha già telefonato a suor  Chiara che da tempo, con affetto, chiama semplicemente Chiara, come da consuetudine con vecchie conoscenze; ciò spinge il curioso Clelio a domandargli da quando tempo la conosca … Orlando non l’ha mai vista, ci ha parlato una sola volta per telefono qualche giorno prima. Con entusiasmo, dopo la telefonata intercorsa con “Chiara”, Orlando rassicura tutti noi che la suora ci sta aspettando per la sera  e, sebbene, la cena può essere autogestita non c’è da preoccuparsi poiché per noi quattro il minestrone è gia pronto.
Il sole non è più a perpendicolo, la vita a Pieve sta riprendendo, è ora di continuare la marcia verso l’Eremo del Cerbaiolo, meta della giornata. Poiché la previdenza non è mai troppa si decide all’unanimità di acquistare: spaghetti, tonno, petto di pollo, frutta per la sera e qualche altra cosa per il mattino seguente. Per arrivare all’Eremo si risale il bosco percorrendo una carrareccia che si inerpica senza tregua per circa cinque chilometri.
Ecco l’Eremo del Cerbaiolo. Conquistiamo l’ingresso di questa “fortificazione” da dove spaziare lo sguardo a 180° su tutta la valle sottostante; la serata è di quelle propizie per godere del panorama.
L’ingresso è presidiato da Chiara, donna di 84 anni, minuta ed energica; finalmente Orlando può scambiare con lei le prime parole con profondo rispetto ed ammirazione per questa scelta di vita. La sorpresa è che c’è un altro pellegrino accanto a lei. Orlando si rivolge a “Chiara” con tono soddisfatto per la tappa appena conclusa affermando: “Sono io quello che l’ha chiamata per l’ospitalità da dare a quattro pellegrini”. Con naturalezza “Chiara” risponde che quattro pellegrini sono già arrivati ed il minestrone l’ha già destinato a loro; inoltre, c’è un quinto pellegrino che scopriamo essere la signora di Bolzano incontrata da Orlando a La Verna.
Uno sguardo d’intesa tra noi quattro, ultimi arrivati, per dire: è vero, la previdenza non è mai troppa; abbiamo la nostra cena e possiamo autogestirla.
L’Eremo è per l’uomo, ma qui di esseri viventi ce ne sono anche troppi tra capre, cani e innumerevoli gatti che si trovano in ogni dove.
Le celle dove passare la notte sono decorose, l’impatto con la cucina meno! Diciamo che la bellezza dell’ubicazione dell’Eremo contrasta alquanto con la baraonda della quotidianità.
Visto che i pellegrini, due coppie del Trentino, hanno usufruito del nostro agognato minestrone, Walter si offre per preparare “un pasto caldo” ai propri compagni di avventura: spaghetti al tonno seguiti da pollo in padella. Nonostante la bontà del piatto preparato, Vittorio mostra difficoltà nell’apprezzarlo e ciò spinge Clelio a richiamarlo facendo osservare che noi siamo alla fine del pasto, ma nonostante il continuo roteare della sua forchetta, la presa è limitata ad “uno” spaghetto alla volta. Con senso di colpa Vittorio ammette che senza vino non riesce a mangiare. Orlando con gesti riservati si alza, trova un cartone contenente del vino rosso e lo spilla offrendolo a Vittorio che in un batter d’occhio consuma tutta la sua cena.
Bene, le stelle brillano in cielo, è ora del meritato riposo; Vittorio ha una camera tutta per sè mentre Clelio, Orlando e Walter dormiranno nella stessa stanza. Nel vedere Orlando già in “trance” soporifera appena entrati in camera, Clelio e Walter non avvertono la necessità di fare delle riflessioni sulla giornata appena trascorsa in quanto delusi dal rifiuto di partecipazione al dialogo del pellegrino Orlando, che già dorme. Spengono la luce confidando in un buon sonno ristoratore.