Santuario della Madonna della Corona
Le foto
Jakobsweg
cammino di San Giacomo – tratto italiano
Arcangelo Francesco Orlando Walter
pellegrini lungo la val Pusteria
8-12 settembre 2020

Diario          
Il desiderio di vestire i panni pellegrini squarcia le tenebre dell’annus horribilis. Il progetto del cammino è completo. Rimane un particolare non trascurabile. Individuare l’idoneo periodo per metterlo in essere. Correlando le esigenze personali con le previsioni meteorologiche, la finestra temporale che salva capre e cavoli è individuata per l’otto settembre (partenza) con ritorno il 12 settembre.

Lunedì 7 settembre 2020 - Vigilia del viaggio con meta il percorso pellegrino in Alto Adige sulle tracce di San Giacomo

Siamo al primo pomeriggio. Il mio “smart”, da intendersi come “phone” e non “working”, è illuminato dal nome Francesco pillgrim. Finalmente libero dal lavoro, il suo corpo, la sua mente e soprattutto il cuore sono proiettati al giorno successivo. Immancabile il segno che così lui esterna: “domani è il giorno della Natività della B.V. Maria”. La conversazione termina con l’arrivederci al mattino seguente alle otto e trenta in punto. Quindi, via a quell’operazione che sa sempre di bello: la preparazione della “bisaccia pellegrina”.
A dir la verità, incuriosito dal segno summenzionato ho controllato il calendario. Con mia meraviglia osservo che il giorno 11 settembre è dedicato infatti al SS Nome di Maria. Inoltre nel nostro programma è prevista la visita al Duomo di Santa Maria Assunta a Bressanone per il giorno 12 settembre.
Oddio quanti segni!

Martedì 8 settembre 2020 – Trasferimento pellegrino motorizzato

Il SUV dalla filante silhouette è pronto all’imbarco dei passeggeri. Analogamente all’anno scorso, il mezzo di trasporto è a tinta bianca anche se di altro costruttore. Il comandante pilota è Francesco e non l’Arcangelo. Ovviamente i nomi sono già indice di sicura protezione. Il parallelismo con l’attuale periodo storico induce all’affermazione: siamo a Rischio Zero!! La novità è l’aggiunta di un passeggero inaspettato, Luisa moglie del pellegrino Arcangelo. La presenza del gentil sesso smussa la ruvidità dei pellegrini. Luisa, nata e vissuta la sua fanciullezza nella città di Brunico, alla percezione cognitiva del “cammino di Jakobsweg” in val Pusteria entra in fibrillazione!! Il desiderio, non recondito, è di aggregarsi come passeggera nel “locomotore” pur confinata in un piccolo cantuccio. Con piacere, tale appetito è stato ben accolto, evitando così l’accenno del formarsi di striature sulle piastrelle di pavimentazione della di lei casa, conseguenza di un suo ansioso scalpitare. In verità il favore “concesso” è stato più che ricambiato. Infatti la “passeggera aggiunta” si è preoccupata di prenotare l’albergo nel luogo che poi sarebbe stato il nostro campo base. La scelta dell’albergo Obermaier di Casteldarne si è rivelata ottima sotto vari punti di vista. La residenza è a cento metri dal passaggio della via pellegrina. La struttura: semplice, accogliente, confortevole è gestita dalla signora Iole compagna di Luisa sin dall’asilo. Il Gasthof dista quattrocento metri dalla stazione della linea ferroviaria regionale, è ai piedi di uno sperone di roccia sovrastato dal Casteldarne che dà il nome all’omonima località. Colpisce lo splendore del maniero sotto i raggi solari mattutini. Investito dai raggi artificiali appare come un bianco mantello sul buio notturno. Finalmente in marcia! pardon! su comoda “carrozza” rombante. Il viaggio scorre tranquillo animato, quanto basta da discorsi non impegnativi. Il discreto bla bla bla non impedisce al pellegrino che per pudore non nomino di gettarsi nel sonno del giusto. Su proposta di Arcangelo, accolta con entusiasmo da Francesco sin dalla vigilia della partenza, il viaggio contempla l’uscita al casello autostradale di Affi per raggiungere il Santuario della Madonna della Corona. Oggi siamo turisti e non pellegrini. Decisamente rifiutiamo di raggiungerlo percorrendo un sentiero che dalla valle si arrampica sulla boschiva montagna affrontando un dislivello di oltre seicento metri. Forti di oggettiva pigrizia preferiamo raggiungere il parcheggio posto ad una quota superiore, non molto distante, dall’ardita struttura. Le tredici sono scoccate da pochi minuti. Venti metri avanti la via che scende al luogo di culto. Cinque metri alla nostra sinistra il ristorante Stella Alpina. Il dubbio ci assale. Cosa soddisfare? prima lo spirito e poi il corpo? La soluzione è troppo semplice e non merita di essere descritta. Raggiungiamo il Santuario gettando i piedi su una scalinata di seicento gradoni che taglia diverse volte il percorso della via Crucis. Negli ultimi metri attraversiamo un tunnel scavato nella roccia. La vista è da incorniciare. Siamo ad una quota di 750 metri. La facciata è rivolta a Sud. La parete Ovest dell’edificio è la roccia stessa della montagna su cui è abbarbicato. Ad Est la vista degrada fino a valle giovandosi della rottura della continuità della catena montuosa squarciata da una gola che si stringe sempre più fino al Santuario. Il complesso è costituito da due chiese, una sopra l’altra. In alto svetta la Basilica con la sua facciata di forte impatto visivo. Sormontata e nascosta in basso quella che definisco “chiesa parrocchiale”. Al tempio superiore si accede con una ripida scalinata che rende il tutto ancor più maestoso. Alla sinistra del sagrato una lapide ricorda l’avvenuta presenza di Giovanni Paolo II giunto qui come pellegrino nell’anno Santo Mariano del 1988. Dal lato sinistro all’interno della “chiesa parrocchiale” l’accesso alla Scala Santa (riproduzione di quella presente a San Giovanni in Laterano). Siamo ai suoi piedi. Il desiderio è quello di salirne gli scalini. Noi, ora turisti, freniamo l’intenzione accorgendoci che alcuni devoti la stanno risalendo in ginocchio soffermandosi ad ogni scalino, completando di volta in volta le loro preghiere. Ebbene in un attimo Arcangelo si inginocchia e inizia la sua ascesa. Il suo andare non è altro che una veloce risalita in stile slalom, goffo ma efficiente. A quella vista avvertiamo una forza impalpabile che ci fa emulare l’Arcangelo. La nostra “corsa” dura il tempo di una preghiera. Onestamente devo dire che all’unanimità abbiamo riconosciuto che l’ascesa dei gradini è proprio dolorosa per le ginocchia. Bene! ritorniamo rapidamente all’auto per continuare il viaggio. Viaggio si interrotto ma ne valeva la pena. Arcangelo con piglio deciso suggerisce di riprendere l’autostrada ad Ala seguendo un breve tragitto di montagna. Francesco scatena i cavalli del bianco bolide in direzione Nord risalendo il monte. Ogni minuto che passa ci investe la preoccupazione di essere entrati in un giro perverso per l’intera compagnia, ma non per il fautore del percorso più breve(!?). La strada sale e contemporaneamente la carreggiata si stringe. Ormai la larghezza della striscia di asfalto permette il passaggio di una sola macchina. Niente di strano se non fosse per il semplice fatto che è consentito il doppio senso di marcia. Il driver Francesco è chiamato ad una dura prova: guadagnarsi un posto in Paradiso. Nella salita alla nostra sinistra la parete di minacciosa roccia, alla destra il burrone aperto. Quindi noi siamo dalla parte del volo d’(Arc)angelo senza paracadute. Un’atmosfera di preoccupazione aleggia sulle teste dei pellegrini. Ma Arcangelo in modo imperativo sostiene di continuare “tranquilli” perché questa strada l’ha già percorsa?! Neanche il tempo di fare ammenda dell’affermazione quando ad una delle tante curve a gomito verso sinistra un incontro prevedibile: “mascherina” di fronte a “mascherina” (non chirurgica ma delle auto) a distanza non proprio di sicurezza. Alcuni minuti a seguire questo incontro di “quasi terzo tipo” si scollina. La strada si allarga. Il panorama si apre. Il pellegrino summenzionato si scatena nel descrivere tutto il visibile dalla posizione che via via occupa e continuamente si modifica nel “bello scarrozzare”. L’illusione dura poco. È tempo di scendere a valle tra un continuo di tornanti e contro tornanti. Francesco sprigiona tutte le sue qualità rallistiche. Giramenti di testa, subbuglio di stomaco, apprensione sono le sensazioni più gettonate dai passeggeri. Un silenzioso eureka è il grido di noi poveri “polli” al raggiungimento di Ala. La morale, da tempo a noi nota, la riassumo con l’usuale leitmotiv: evitare di seguire i suggerimenti di Arcangelo sul bello delle deviazioni brevi e veloci! Nella prima serata il “segno” rincorso sin dalla partenza: famiglia Obermaier – Gasthof. Luisa si sente come a casa. Ci invita ad entrare nell’albergo. Facciamo conoscenza della Iole nella veste di addetta alla reception. La sua gentilezza ed empatia ci mette subito a nostro agio. La sua premura è ancora più interessante invitandoci al più presto alla imminente cena. Inutile dire che i manicaretti proposti hanno soddisfatto la compagnia. Appropriandomi delle arcinote parole di uno dei pellegrini aggiungo: “è tutto buono”. A domani.