Visita ad "OMAHA BEACH"
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Antefatto

“Quando andrete in pellegrinaggio”? A questa domanda, lanciata nel pieno di una chiacchierata tra amici-ex_colleghi, a seguire il periodico ritrovo intorno ad una imbandita tavola, con percepibile entusiasmo è stata immediata la risposta di Francesco: “ Il bello è che ora, nel momento in cui ne parliamo, il pellegrinaggio è come se fosse già iniziato”. Di seguito, ulteriori interrogativi: “Perché farlo? Cosa si prova? In particolare te, o Clelio, che sicuramente non sei un devoto, cosa ti spinge”? Senza esitazione il Clelio pensiero: “Nel cammino, la condivisione della comune fatica sprigiona un legame di vita che va al di là della quotidianietà “!
Da questa premessa prende forma il pellegrinaggio verso Mont Saint Michele, inespugnata rocca medievale, circondata dal mare, sovrastata dall’Abbazia dedicata all’Arcangelo Michele “Comandante degli Angeli nella guerra dei Cieli contro i Ribelli di Satana”. L’Abbazia è sulla linea di San Michele che unisce i tre luoghi santi, dedicati all’Arcangelo Michele, tra loro equidistanti:

In questo cammino, ai veterani pellegrini: Francesco, Clelio, Orlando e Walter si unisce il pellegrino Arcangelo, è coincidenza o fato?

Il viaggio

Nel pieno della calda e stellata notte tra il 7 e 8 luglio, mentre nella piazza e vie limitrofe della città  si consuma il rito della notte bianca, che ormai ha i connotati di un editto emesso dal reggente del luogo in cui è obbligo partecipare, gettarsi nel passeggio, fare acquisti e assistere a spettacoli d’intrattenimento fino all’alba, la nostra partenza. Stride il contrasto tra il nostro impossibile desiderio  di gettarci su un giaciglio, anche scomodo,  e le frotte di persone in festa che  rinunciano spontaneamente al riposo perché  “la notte è bianca”, ma ciò non lenisce in noi la durezza della levataccia.

Destinazione Caen

Sbarcati di primo mattino all’aeroporto di Beauvais-Parigi, stipati su un’auto (noleggiata) si parte per la Normandia alla volta della città di Caen. Il tempo a disposizione in questa giornata di trasferimento non è tiranno (come purtroppo lo sarà nei giorni seguenti), quindi, è obbligatorio tuffarsi nel ricordo storico, eroico, tragico che è simbolo di libertà per i popoli. Puntiamo, infatti, sulle spiagge della Normandia, note per il “D-Day”. Senza tentennamenti raggiungiamo il “Memorial Americano” che domina una delle più famose spiagge dello sbarco lungo questa costa: “Omaha Beach”, testa di ponte dei marines.


Nell’ampia distesa di ben curati e verdi prati, sono piantate centinaia e centinaia di croci bianche, allineate in linee geometriche che si intrecciano in modo armonico; su ogni croce è inciso il nome del soldato, la data della sopraggiunta morte, lo stato di provenienza: Arkansas, Texas, Pensylvania, Minnesota ... Questa distesa di bianche croci induce ad un rispettoso silenzio. Da qui, si scorge il mare e, mirandolo, sembra di assistere ancora allo sbarco di questi giovani, carichi del loro armamento, e gran parte di loro probabilmente non avrà mai messo piede su questo piccolo colle. Sul campo, dall’alto di un pennone sventola la bandiera americana, di fronte ad un monumentale mausoleo in cui è scolpito nell’anello di sommità l’inno alla libertà.


Rapidamente ci muoviamo verso la sottostante, selvaggia spiaggia di finissima sabbia. Si scorgono i resti di bunker e casematte tedesche, armate di cannoni e mitragliatrici, come indicato in un pannello informativo, dove è evidenziato il tipo e il numero di fortificazioni interposte tra la spiaggia e questi punti difensivi. Non possiamo non calpestare la sabbia in riva al mare e, alzando lo sguardo verso la ora innocua piccola collina, immaginare l’insormontabile ostacolo che si presentava a quei giovani soldati; non è difficile definirli eroi anche se la loro azione ha avuto (probabilmente) termine nei primi metri di questa sabbia colorata del loro sangue. Con riservata emozione ritorniamo sui nostri passi conservando il ricordo del “D-Day”.

Dopo questa forte testimonianza raggiungiamo Caen. E’ domenica, la città è semideserta, tutto è sbarrato e immobile; dopo un breve giro a piedi che ci porta alla Basilica Degli Uomini (purtroppo a questa ora del giorno  chiusa) posta frontalmente al grande castello, simbolo della città, la stanchezza, unita ai morsi della fame richiede la necessità, soprattutto manifestata da Clelio e Walter, di conservare le residue energie alla ricerca di un ristorante per un agognato pasto ristoratore prima di affrontare le successive fatiche.