Da Deucey a Mont Saint Michel
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12 luglio 2012
4° tappa

Deucey - Mont Saint Michel
(22 km)

Alla ripresa del cammino con stupore si guarda un cartello che indica 26 km alla meta, ovvero 7 km più del previsto! Ancora mucche al pascolo, mentre il paesaggio si popola sempre più di cavalli, capre, animali da cortile e, appaiono sempre più numerose le pecorelle. Attraversiamo un paese lambito da un bel fiume dove è in corso un piccolo mercato limitato a due tre bancarelle che vendono prodotti locali. All'angolo una pasticceria premiata con la palma d'oro per i suoi meravigliosi dolci a forma di panettone. Francesco è dibattuto dall'attrazione verso quella prelibatezza e l'eccitazione di arrivare al più presto a destinazione. Abbiamo già alle spalle dieci km ed allora si scommette su chi avvisterà per primo la rocca, ricevendone in premio il dolce panettone. Affrontando un piccolo strappo che segue una curva a 90 ° verso sinistra improvvisamente un eccitato grido: "Eccolo, eccoloooo"! E' Francesco che per primo vede spuntare sopra le spighe di un campo di grano la parte alta dello "skyline" di Mont Saint Michele; tale visione fa dimenticare il dispiacere di non essersi rimpinzato con il panettone d'oro. Gli ultimi 10 km si percorrono nello spazio dell'immensa baia con la costante vista di tutta la rocca avvolta in una nebbiolina non rassicurante. La baia è lambita dal mare e attraversata dal fiume Couseon, che in esso si mescola. E' il trionfo delle pecore che a centinaia e centinaia sono qui sparpagliate. Noi pellegrini siamo gli unici uomini mescolati con questo immenso gregge e, mentre avanziamo in questo scenario ritornano in mente i solitari attraversamenti nella foresta, prati, borghi lasciati alle nostre spalle e visto che siamo nella Normandia ci immedesimiamo nella pattuglia di marines che vagava in questo territorio con il compito di : "salvate il soldato Ryan".

Intorno alle 14.00 siamo a destinazione e ci riteniamo fortunati di essere stati risparmiati dalla pioggia in questo ultimo ostacolo ed all'inizio del pellegrinaggio attraverso la foresta. Ebbene, ora inizia una pioggia battente che ci accompagnerà per tutta la giornata e notte seguente.

 

Mont Saint Michel

Dopo giorni di avari incontri ci troviamo ora circondati da una bolgia di turisti, con forte presenza di orientali che si muovono in fila, ordinati, indossando il giubbetto catarifrangente messo a disposizione dagli alberghi e che si riversa verso questo gioiello medievale.


Nel pomeriggio dedicato alla visita turistica, causa la pioggia battente e l'onda umana, non si apprezza appieno la bellezza di questa rocca alla cui sommità si erge l'Abbazia dove troneggia nella guglia più alta, che si erge fino a toccare quota 170 s.l.m., la statua d'oro dell'Arcangelo Michele.
La gotica Abbazia si sviluppa su vari livelli in un intreccio di belli ed ampi saloni (in particolare il refettorio), un interessante chiostro il tutto collegato da stretti cunicoli. La Cattedrale è un luogo di preghiera ma per l'orda turistica ciò passa in secondo piano e l'effetto che si prova in questa grigia e piovosa giornata non è entusiasmante. Anche questa volta, però, il "segno " è pronto ad irrompere. Dopo cena, malgrado il fresco tendente al freddo e l'insistente pioggia, ritorniamo nella rocca mentre le prime luci dei lampioni e riflettori illuminano le guglie, le alte pareti rocciose dell'Abbazia esaltandone tutta la sua bellezza. Ora, risalendo la deserta via principale ne apprezziamo il suo fascino sotto l'effetto di una fioca e suggestiva luce; con deviazione di pochi passi si entra nella chiesa di San Pietro, parrocchiale del villaggio, appena scorta durante il giro pomeridiano. All'interno alcuni fratelli e sorelle di Gerusalemme in saio bianco sono in adorazione in un coinvolgente silenzio. Su un lato di questo luogo di culto troneggia una statua dell'Arcangelo che brandisce la spada simbolo della separazione del bene dal male, di lato in basso candele votive accese dai fedeli. La statua sembra dirci il perché siamo qui.
Risaliamo la via verso l'Abbazia alla quale convergono le rare stradine del minuscolo borgo e i camminamenti lungo i bastioni. Questa volta l'atmosfera che si respira è molto suggestiva sia per l'illuminazione scenografica, sia perché il silenzio regnante è smorzato dalle note degli strumenti di giovani musici che si diffondono in queste storiche volte dotate di una acustica ottimale: si va dalla viola, al flauto che riecheggia nel refettorio, fino all'arpa nel cuore della basilica.
Con completa soddisfazione, usciamo all'esterno della fortificazione e diamo un ultimo sguardo dal terrapieno stradale artificiale che la collega alla sicura terra. La pioggia è accompagnata da raffiche di vento, siamo praticamente soli in questa inclemente notte e, con negli occhi il meraviglioso effetto offerto dal Mont Saint Michele baciato da fasci di luce che, in particolare, accendono come fuoco la statua d'oro del Santo che sovrasta il tutto, l'esclamazione:

"E' il sogno di Camelot".