Da Lonlay l'Abbaye a Mortain
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10 luglio 2012
2° tappa

Lonlay l'Abbaye – Mortain (32km)

La mattinata si mostra coperta da un manto di grigie nuvole e una pungente umidità però, non importa, è l'ora della colazione premurosamente allestita dalla signora Poulette, che si prodiga nel soddisfare tutti i peccati di gola di Francesco e dell'adeguata spalla Arcangelo, buon gustai di tutto ciò che viene offerto, in particolare nell'assaggio finale (pudicamente chiamiamolo così) dei vari formaggi tipici del territorio. Vista l'ospitalità ricevuta, ovviamente, salutiamo con calore la signora che ci fa strada fino al cancello del cortile.
Riprendiamo con forza rinnovata il bel percorso lungo sentieri che si snodano nella sempre più fitta foresta; anche oggi hanno l'aspetto di cunicoli simili a trincee con il fango sempre più abbondante. La marcia procede lentamente e questo è un campanello d'allarme, bisogna approfittare dei tratti asciutti per mantenere la media di percorrenza prefissata per raggiungere l'odierna destinazione. La difficoltà nell'avanzare è sempre in agguato. Il fango sempre più presente è causato dal passaggio delle mandrie dalla zona di pascolo per/e dalle stalle di ricovero ubicate in grandi fattorie ai margini del sentiero. Gli unici pellegrini o meglio esseri umani presenti siamo noi che avanziamo indomiti; nessuno in vista nemmeno nell'attraversare minuscoli agglomerati (spesso sono solo fattorie) e in caso di necessità è impossibile ottenere una qualsiasi informazione. A sinistra mucche, a destra mucche, sempre mucche e solo mucche al pascolo.


In questo percorso accidentato e insidioso l'esploratore Arcangelo guida il manipolo con passo spedito e si esalta al sopraggiungere delle difficoltà nell'avanzare. Improvvisamente il sentiero diventa il letto di un fiumiciattolo e non si comprende da dove provenga: cosa fare? Lo scout Arcangelo incita ad andare al di là del filo spinato e proseguire per l'incolto terreno; una nuova trappola si presenta nel punto di rientro che appare come uno dei più melmosi: occorre tornare indietro? Nessun timore, Arcangelo armato dei bastoncini apre a colpi di "macete" un varco tra la fitta boscaglia, coperta di spini e abbondante ortica, finché con un balzo felino siamo al di là delle sabbie mobili; ora il cammino può riprendere spedito.

Nel primo pomeriggio usciamo da questa foresta puntando verso sentieri più aperti. Si decide di fare pranzo con i viveri che da due giorni scorrazziamo portandone il peso in spalla. Al mattino ci eravamo liberati del peso del pane in dotazione (trasformatosi in colla), ora lo rimpiangiamo mentre godiamo di tramezzini al prosciutto posto tra fette di formaggio.

Avvistiamo i primi cartelli che indicano la nostra meta: Mortain. Quando ormai la tappa sembra una "tranquilla passeggiata" siamo subito smentiti da una salita lunga qualche chilometro che sale sempre più ripida fino alla conquista del belvedere di Mortain in cui è eretta la Piccola Cappella. Nell'ultimo tratto, ai margini del sentiero sono presenti strutture in legno per suscitare la voglia di fare degli esercizi in questa palestra all'aperto: non sentiamo la necessità di tali occulti consigli. Dal punto panoramico si getta uno sguardo verso Ovest. Si scorge il mare e, con meraviglia, davanti ai nostri occhi il profilo (skyline – termine amato da Francesco) del Mont Saint Michele come raffigurato nel medaglione indicatore del sentiero. Questa visione rimarrà di fronte ai nostri occhi per tutti i chilometri successivi fino alla meta finale.

Su questo cocuzzolo un "Memorial" per ricordare il sacrificio del 35° reparto di fanteria USA caduto sotto il fuoco nemico.
L'albergo Poste è praticamente sotto i nostri piedi che, negli ultimi tratti del cammino avvertono tutta la fatica della giornata. Stanchi e sporchi guadagniamo le nostre camere. Senza una briciola di soddisfazione ci rechiamo a cena buttandoci nel primo, forse unico, ristorante ancora aperto e, probabilmente noi siamo gli unici avventori del giorno. E' buio, piove, l'aria è frizzante, Francesco con passo veloce ha necessità di rifugiarsi nel chiuso della camera poiché senza tanto ragionare è uscito in tenuta estiva: pantaloncini corti e infradito. Sorpresa, l'albergo è chiuso, ogni luce è spenta, le chiavi della camera non permettono di aprire la porta esterna. Il panico s'impossessa di Francesco e, mentre si fa corpo l'eventualità di rimanere all'addiaccio, ecco "il segno": Francesco scorge attraverso la porta a vetri dell'ingresso esterno un dipendente dell'albergo che sta navigando in Internet seduto ad un tavolo nell'oscurità della Hall. Gesticolando, bussando, chiamando ne attira l'attenzione; il personaggio fa segno di andare sul retro dove ci permetterà di entrare aprendo la porta del reparto cucina. Salvi, a noi un letto.


Un fatto curioso della giornata (benevolmente parlando) accade nel momento della sosta pranzo per usufruire di un panino ristoratore. Ad un bivio nell'aperta campagna nei pressi di un gruppetto di case, una signora è intenta non si sa a che cosa e come sempre accade conosce solo ed esclusivamente solo la sua lingua madre. Data la presenza di un piccolo slargo all'incrocio, le facciamo capire che ci fermeremo il tempo di consumare un misero panino, al che si allarma e dai gesti comprendiamo che ciò non è possibile perché lei deve lavorare e poi aggiunge, accennando un sorriso (!): "Seguite il sentiero e in cinque minuti arriverete al centro commerciale Carrefour"; lo stiamo ancora cercando!