Da Domfront a Lonlay l'Abbaye
La mappa
Le foto

9 Luglio 2012

Flers - Domfront

Come accennato, una costante di tutto il pellegrinaggio è il rispetto di una stretta tempistica, nella speranza di non incappare in imprevisti che potrebbero far si che l'aereo del ritorno decolli senza, per ora, i vispi pellegrini. Di primo mattino di corsa alla stazione di Caen per salire sul pullman con destinazione la città di Flers. Secondo le informazioni in nostro possesso, alla conclusione della tappa odierna a Lonlay l'Abbey, dove è previsto il pernottamento presso l'unica affittacamere del luogo che dispone di soli cinque (!) posti letto, non vi è alcuna possibilità di mangiare causa l'assenza di ristoranti e negozi di generi alimentari.

Discesi a Flers nella fresca mattinata (temperatura intorno ai 15°C), con cielo coperto e minaccioso, costante di tutto il percorso oltre agli sporadici scrosci di pioggia, ringraziando la dea bendata, finalmente c'imbattiamo in un aperto minimarket. Presi dall'ansia di non poter trovare più nulla da mangiare fino alla successiva sera (fatti i conti pranzo-cena–colazione ed ancora pranzo), foghiamo la nostra fantasia nel fare man bassa di cibarie varie. Stipiamo gli zaini con i generi alimentari accaparrati, oltre a rifornirci di bottiglie d'acqua che qui sembrano costare più della birra. A Flers, come in tutti i paesi, frazioni, case isolate fa spicco il grigiore dei tetti che incupisce ancora di più viste le condizioni climatiche non splendenti. Siamo pronti per salire sull'ultimo (per noi), pullman utile del giorno per guadagnare Domfront.
Domfront, ubicato all'interno della foresta demaniale (parco nazionale), della bassa Normandia di cui è la principale località turistica, è un bel paesotto dominato dal castello medievale. Risaliamo una delle principali vie del castello che conduce alla parte alta della fortificazione sulla Piazza della Libertà con al lato il Palazzo di Giustizia: libertà e giustizia sicuramente sono parole frequenti in questa terra.

1° tappa

Domfront – Lonlay l'Abbaye
(20km)

Ore 12.30, finalmente tutto è pronto; dopo la foto di rito Clelio avvia il GPS:
"Che il cammino inizi"!

Percorsi 150 metri della Rue Saint-Julien, nell'attraversare una piazzetta con all'angolo una tipica trattoria locale dove su un cavalletto è posta una lavagna in cui campeggia la scritta menù del giorno a base di riso e carne, Francesco, come spesso gli accade, è assalito dai crampi della fame e rivolgendosi al gruppo con candore dice: "Aspettate qui mentre io vado a mangiare del riso"; all'unisono un grido di disapprovazione: "Perché noi non mangiamo"? E così, anche con il benestare (stranamente) di Orlando, fermo sostenitore della virtù del digiuno e in virtù del detto "tutti i salmi finiscono in gloria", il cammino è subito sospeso. Finalmente sazi e rinfrancati ci avventuriamo per il sentiero che a zig-zag ci guiderà fino al borgo di Lonlay l'Abbey.


Nel lasciare Domfront, all'inizio di una scalinata da percorrere in discesa, scorgiamo un medaglione raffigurante lo "skyline" (termine usato da Francesco con bella enfasi), della meta con impressa la dicitura "sentiero Mont Saint Michele". Questo simbolo insieme a bande verniciate di colore rosso-bianco segnaleranno in modo corretto il percorso da seguire. Inoltre con l'aiuto di dettagliate mappe affidate ad Orlando e la sempre più sofisticata tecnologia di cui Clelio dispone, saremo risparmiati dal fare giri viziosi evitando perdita di tempo con risparmio delle energie psico-fisiche. Suggerisco a Clelio di fare una foto a questo medaglione indicatore della giusta via da seguire. La messa a fuoco dell'immagine allunga il tempo dello scatto; Arcangelo, quasi a contatto di Clelio, impegnato nell'inquadratura in posizione accovacciata, per rendere la cosa ancora più problematica suggerisce di tirarsi un poco in dietro, più avanti, leggermente a sinistra, quindi a destra, al che Clelio gli stende, non in testa, la macchina fotografica.


Il sentiero nella foresta è ben tracciato, bello, ampio, scavato, con alti argini sormontati da alberi percorsi da filo spinato (in parte elettrificato) che ne impediscono l' abbandono. Tutti i poderi essendo adibiti al pascolo di bestiame, in particolare di mucche, sono delimitati da file senza fine di filo spinato. In questo tranquillo andare irrompe con buona frequenza la difficoltà di superare tratti fangosi molto scivolosi, pieni d'acqua (il beneficio del dubbio se è vera acqua o altro è d'obbligo), per cui , spesso, con rischio di rimanere infilzati o subire scosse dissuasive siamo costretti a tentare aggiramenti sconfinando dal sentiero. Un paragone che viene spontaneo è che da noi si svolge una gara che si fregia con orgoglio di offrire un percorso detto "MOTO SMATATA"; noi, privi di orgoglio, siamo costretti a "SCARPE SMATATE".


Cammina cammina, intorno alle 19.00 si entra (è un modo di dire poiché siamo già all'uscita) a Lonlay l'Abbeye. Sulla piazza del borgo la gotica abbazia Abbeye di Lonlay, ricostruita dopo la distruzione subita durante la guerra. Bella e grande per il contesto in cui è ubicata, è per nostra fortuna aperta quindi la visita è d'obbligo, così possiamo godere dell'architettura interna e fare personali riflessioni. Ecco il B&B della signora Poulette, vedova da quattro anni, che conduce l'unico "rifugio" possibile in questo villaggio dopo aver gestito per lunghi anni un negozio la cui foto in mostra all'interno della propria abitazione, richiama gli empori del genere Far West portanti la scritta "Hardware". La gentile signora manifesta tutta la sua gioia nel vederci e ci fa capire che non sperava più nel nostro arrivo, prenotato con largo anticipo da un amico di Orlando forte della conoscenza della lingua francese.

Il fantomatico interprete aveva informato Orlando che non era assolutamente possibile mangiare nel paese e tanto meno nel B&B: questo fu il motivo del nostro accaparramento di provviste. Carichi dei viveri già acquistati, chiediamo alla signora il permesso di utilizzare lo spoglio tavolo presente nel suo giardino per consumare le nostre vettovaglie. Nonostante il dialogo tra sordi, comprendiamo che la signora si dispiace di ciò perché vuole preparaci una buona cena con tipici prodotti e l'indomani mattina una abbondante colazione con marmellate e dolci di propria fattura. Visto il nostro entusiastico consenso ci offre un brindisi con due bottiglie di vino (Sidro e Poirrot) da lei prodotto; stupiti ci guardiamo e sentenziamo:
"Orlando, ma che razza di francese parla il tuo amico"?

Prima di ritirarci in camera ci concediamo due passi serali per sgranchirci le gambe. Curiosità è che nella solitudine del luogo, come spesso ci capita, sembra che gli unici esseri umani in circolazione siamo noi, ma nella piazza, un furgoncino con colori sgargianti in contrasto con il grigiore regnante con la scritta "pizza l'italiana" prepara sul posto la pizza su ordinazione per le (a noi) invisibili anime del borgo.