Il Ritorno

 

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13 luglio 2012

Il ritorno

Il piano di ritorno prevede il rispetto svizzero di una serie di coincidenze per evitare di rimanere in terra di Francia. Rapida colazione, ma non per tutti; Arcangelo e Francesco sin dall'apertura della sala breakfast sono piazzati al loro tavolo e nemmeno dopo il nostro limitato rifocillo sembrano schiodarsi. Di corsa a prendere l'autobus per Pontorson dove abbiamo a disposizione solo 15 minuti per prendere l'unico treno utile per conservare le chance di volo Beauvais-Bologna. La piccola stazione di Pontorson è alquanto dimessa, i binari sono di color ruggine e si vedono appena tra alti ciuffi d'erba: "Siamo sicuri che da qui i treni transitano ancora"? Arriviamo in anticipo di qualche minuto, l'ingresso della vecchia stazione è serrato a chiave. Increduli cerchiamo (invano) una porta aperta. Una gentile signora di ragguardevole stazza ci fa cenni di andare sul retro. Anche lì è tutto chiuso, il tempo ovviamente scorre. Attraverso vetri di scarsa trasparenza scorgiamo un'ombra umana che all'interno si aggira armeggiando. L'ombra si materializza, è l'impiegato che con sorriso affabile e tranquillità gestuale apre la porta d'ingresso per poi guadagnare la sua posizione di lavoro dietro al banco per l'accettazione dell'ordine di viaggio; con i suoi folti baffi suscita simpatia. Cinque biglietti per Rennes, chiedo. Con calma inizia a tambureggiare sulla tastiera del terminale e nel frattempo dice che conosce anche un poco di italiano. Mentre mi appresto a ritirare i biglietti, pagare il conto e consegnarli ai compagni pellegrini che stanno facendo mucchio alle mie spalle, l'addetto, suppongo, nota delle chiome bianche e sorridente dice: "Qualcuno ha più di sessanta anni"? Sì rispondiamo in coro! Con un sorriso ancora più cordiale si riprende i biglietti affermando che abbiamo diritto allo sconto. Inizia la lunga operazione di annullamento e rifacimento dei biglietti ed il terminale va momentaneamente in blocco. Fremiamo perché il tempo passa e si rischia di perdere l'ultimo treno (non per Yuma!). Ci guardiamo e così sentenziamo: "perché ci siamo fatti fare lo sconto"? Con sudore l'operazione è riuscita e possiamo precipitarci al lato del binario dove poco dopo sopraggiunge un modernissimo treno. E' a questo punto che comprendiamo la calma serafica dell'impiegato senza preoccuparsi troppo della nostra fretta. Ecco, dall'edificio della stazione esce il capo stazione in giacca e cappello di ordinanza per dare l'ok di partenza al treno in arrivo ma... è la stessa persona addetta ai biglietti! La spontanea riflessione di Francesco è che il personaggio sarà probabilmente il capo della banda del paese e forse anche il sindaco.
Rennes è raggiunta all'ora preventivata e, quindi senza indugiare prendiamo possesso dell'auto per coprire i 400 km che separano Rennes dall'aeroporto di Beauvais. Il tempo a disposizione è minimo ma grazie all'assenza d'intoppi vari, nonostante la necessità di cibarsi almeno di un panino cotto alle microonde (chiaramente squisito per uno dei pellegrini), arriviamo in anticipo sulla tabella di marcia preventivata liberandoci dai timori della "tempistica" da rispettare, che ci ha accompagnato sin dalla fase di pianificazione del pellegrinaggio.

Congedo

In questo pellegrinaggio avaro d'incontri interessanti e quasi nell'assenza di testimonianze spirituali, la descrizione è imperniata sulle vicissitudini dei cinque compagni (pellegrini) di viaggio che per il lettore forse non sono definibili pellegrini poiché il racconto sembra mancare di un senso religioso; a difesa di quanto vissuto occorre domandarsi: "Cosa rende pellegrini"? Pellegrinare è il mettersi in marcia verso una meta, non importa se si è soli nel cammino, non importa se esso non è colmo di segni di diffusa spiritualità, non importa se le belle cattedrali incontrate non sembrano soffrire dell'affollamento di credenti però, forse con presunzione, possiamo fare nostra la seguente affermazione da prendere in prestito anche come valida risposta del messaggio di saluto ai pellegrini di Emmaus:
"San Michele è una via che l'uomo può seguire per diventare guerriero di Michele guidato dal suo discernimento".

Dai pellegrini "un grazie" a tutti i lettori di questa testimonianza.