[n.d.a. si confida nella benevolenza del lettore per probabili passi ermetici alla lettura; la giustificazione risiede nella non conoscenza diretta (del lettore) dei protagonisti del racconto]

Per iniziare
Prima che le immagini, sensazioni, storie, curiosità del recentissimo pellegrinaggio affrontato si mescolino nel pentolone della memoria della vita, lascio scorrere le dita sulla tastiera per conservare un “segno”, in verità una modesta testimonianza, a ricordo del cammino appena compiuto.

15 luglio - Il viaggio

Alle ore 7.00 a.m. il ritrovo dei pellegrini, per non perdere il vizio, è al caffè pasticceria stracolmo di invitanti dolciumi, tentazioni alle quali si cede volentieri.
Appagati, è ora di dare gas al potente SUV e puntarne il muso verso Nord con destinazione Vienna.
S’inganna la monotonia stradale con discussioni di politica (come spesso avviene quando si trovano insieme gli italiani), di economia, sport, costume ed altro ancora.


Causa rallentamenti per incidenti stradali siamo in ritardo sulla tabella di marcia preventivata, per recuperare il tempo perduto si ritarda l’ora del pranzo.
A ridosso delle ore 14.00 all’unanimità il voto di fermarsi al primo ristoro utile prima del confine, intendendo con ciò, il primo autogrill il cui cartello informativo presenti in bella mostra forchetta e coltello incrociati. Purtroppo nel tratto autostradale che si sta percorrendo questi sembrano una rarità.
Finalmente, siamo a soli due chilometri dal ristoro; mentre già stiamo discutendo sulla bontà dell’immediato piatto di spaghetti da divorare, alla nostra destra il cartello d’uscita indica area di sosta, ma lo sguardo di tutti noi è rivolto a sinistra, al di là dell’autostrada, puntato verso la costruzione con l’invitante scritta ristorante ... mentre l’auto sfreccia sicura oltre; per la miseria, l’ultimo autogrill con forchetta e coltello è alle nostre spalle.
Da lì a poco, l’alternativa al pregustato spaghetto sarà il panino etichettato dallo chef (chissà perché!) con il nome di “icaro”.


Nel tardo pomeriggio arriviamo a destinazione all’Hotel Beethoven alle porte di Vienna.

hotel

Parcheggiata con cura l’auto che riprenderemo al ritorno dal cammino e, preso possesso delle camere, rapidamente andiamo a cena nell’annesso ristorante.
La lettura (!) del menù fa cadere la scelta sul rassicurante Cordon Bleu innaffiandolo con un boccale di (secondo il saggio Clelio) “buona” birra.
Alla ragazza della reception chiediamo informazioni sulla via sacra, in particolare dove sia il punto di partenza. Con nostro stupore la gentile fräulein non conosce tale cammino e si rivolge ad una sua collega che, a sua volta, chiede aiuto ad una signora che parla un accettabile italiano avendo soggiornato tempo fa (per dieci anni) a Milano appagando così la nostra sete di conoscenza.

Dopo cena, quando ormai la notte ha preso il sopravvento, c’incamminiamo per prendere visione del punto di partenza ubicato sulla sommità della vicina collina distante un paio di chilometri dall’albergo.

via

Dalla cima si scorgono, volgendo lo sguardo in basso verso la pianura, le luci di Vienna e sul prato troneggia la costruzione di una grande edicola divisa in tre scomparti, con le statue di due evangelisti a destra, due evangelisti a sinistra e la statua di Gesù al centro.
Ormai è ora del ritiro per concentrarci sul cammino da affrontare all’alba (!) del giorno seguente. Casualmente, individuiamo a 20 metri dall’albergo un cartello segnaletico di colore giallo con scritto via sacra, ebbene è da questo punto che l’indomani mattino inizieremo a muovere i primi passi; l’interrogativo è: la ragazza della reception che da tre anni lavora qui, come mai non è al corrente di ciò? Siamo dunque noi (metaforicamente parlando) i primi pellegrini ad affrontare questo percorso?
Al di là di ciò, la giornata è ormai conclusa e tutto sembra andare secondo la road map.

cena


Ritornati in camera, apro lo zaino e frugando al suo interno scopro con forte preoccupazione che ho dimenticato a casa la mia coperta di “Linus”, busta contenente: cerotti, antinfiammatori, antidolorifici, aspirina, creme antiallergiche per punture d’insetti ed altro ancora ma, soprattutto una metà delle pasticche giornaliere che prendo da lunghi anni. Sono preso da uno stato di nervosismo che mi manterrà sveglio per tutta la notte con in testa una preghiera che lascio indovinare al lettore.