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Oggi la nostra attenzione sia pronta ad evitare l’inutile canto delle sirene materializzato nel cartello “via sacra rundwanderweg”, ma sarà tesa ad individuare il solo e vero segnale “via sacra”. Intorno alle 9.30 a.m. raggiungiamo la “bella” chiesa quasi isolata di KleinMariazell con annesso centro di accoglienza per pellegrini e di meditazione per gruppi di preghiera. All’interno della chiesa a volte gotiche, un arredo barocco, sul soffitto oltre

arcangelo

che alla sommità delle pareti i dipinti narrano i momenti biblici di Maria. Entro nel piccolo e grazioso chiostro; un attimo dopo un religioso, con aria bonaria, proveniente da un arco laterale incrocia il mio passo, prontamente saluto con “morgen”, stranamente non risponde, allora passo al “morning”, osservandone lo stupore mi rifugio nel “buon giorno”; a questo punto percepisco un bisbiglio in un italiano nordico: “italiano?”, al mio si intavoliamo un discorso; lui è alto atesino e forza del caso vuole che sia stato parroco per anni ad Avigliana, presso Cingoli (MC), poi dieci anni a Cracovia e da altrettanti è in questa parrocchia. Partendo dalla domanda se Cracovia è una bella città, ci addentriamo in un discorso sulla fede della gente da lui incontrata in questi anni di sacerdozio, ebbene, con un po’ di mestizia punta il dito sulla secolarizzazione che ha preso sempre più piede sia in Polonia sia in Austria affermando che nella nostra zona e nell’Alto Adige essa è più sentita. E’ ora di riprendere la marcia, lasciamo alle nostre spalle la Maria Klein percorrendo un viale alberato di betulle. Imperativo è arrivare a Kaumberg per l’ora di pranzo dato che non ci siamo riforniti di viveri presso il supermercato di Altenmarkt su consiglio del gestore dell’ostello evitando così di caricare le spalle di pesi aggiuntivi: nessuna preoccupazione (rassicura), a Kaumberg potetete acquistare generi alimentari. Percorriamo tratti boschivi e prati che si passano la mano con strade asfaltate; tutto intorno si respira un clima di serenità e la rigogliosa natura non è ferita dalla presenza umana, è il regno della pulizia e dell’ordine quasi maniacale nella cura delle belle case, principalmente singole, di tipo villette, parzialmente in legno che presentano spesso in bella mostra dei dipinti sulla facciata esterna, oltre al nome della famiglia residente, soprattutto quanto più essa è datata. Balconi e finestre strabordano di vasi dai fiori variopinti, solarium affaciati su prati di giardini ben rasati con al lato piscine ad anelli di gomma gonfiabili e tanta perfezione fa sorgere una domanda: sono in mostra o sono luoghi di vita reale? Ritornando al duro cammino è rassicurante la presenza sui sentieri e nelle strade, sia nei chilometri già percorsi che in quelli a venire, di edicole, ovviamente ben curate e di varie dimensioni, dedicate a Maria.

gruppo

All’uscita dell’ennesimo bosco, al di là di un fossato che divide una radura scorgiamo la pellegrina austriaca già avvistata il giorno precedente. La pellegrina, accortasi del nostro arrivo, ci riconosce, rallenta il suo passo volgendo ogni tanto lo sguardo verso di noi come se volesse aspettarci. Raggiuntala ci chiede: “is it the right way?”, al nostro “yes”, si accoda per tutto il restante tragitto della giornata. Il suo passo pur non armonico e con movimento dei piedi, braccia e bastoncini senza nessuna coordinazione, tiene bene il nostro e procede ad elastico: si avvantaggia, rimane indietro, e poi recupera la posizione nella formazione. Centro di Kaumberg, sono passate da poco le 12.15, ora possiamo acquistare gli alimenti da divorare con sempre non nascosta soddisfazione. Ci fermiamo nella piccola e graziosa piazza con al centro una fontana a botte che regala acqua fresca che sgorga ininterrotta nel mezzo di un’oasi con panchine all’ombra degli alberi; a lato, staccato di qualche metro, c’è il mini supermercato. Mentre ci rifocilliamo godendo della frescura di questa oasi, discutiamo su cosa comprare, chi rimarrà a guardia degli zaini e chi si recherà ad acquistare gli alimenti già pregustati. Io ed il “cassiere” Arcangelo siamo incaricati degli acquisti. Alla porta d’ingresso, con forza cerco di aprirla; provo una, due volte ma non c’è niente da fare: “perché diamine non si apre?”. Mentre discutevamo la proprietaria aveva chiuso il negozio per pausa pranzo!
A nostre spese abbiamo capito che qui gli orari sono ferrei e soprattutto alle ore 18.00 dei giorni infrasettimanali scatta il coprifuoco.
Con noi c’è sempre la pellegrina che osserva il nostro discutere sul da farsi, pellegrina con cui Francesco, come sua consuetudine quando incrocia un essere umano per strada, instaura una fitta conversazione venendo a conoscenza di storie di vita; difatti Francesco ci ha già riferito la frase che motiva il suo andare solitario:”my mind is full of stories”.
Arcangelo va girando intorno alla piazza, non è strana però questa sua agitazione quando si fa l’ora del pranzo o della cena.
All’angolo opposto c’è una gelateria-panetteria e lui conclude che lì possiamo almeno mangiare un gelato e un trancio di dolce: la proposta è accettata senza discussione. Impresa ardua è far capire al proprietario del locale il tipo di gelato, chiaramente su una grande coppa, che ognuno di noi desidera. Ci viene in aiuto la pellegrina (austriaca) aggiunta, che sa interpretare e quindi illustrare le nostre scelte al gestore.

gelato


Diamo uno sguardo a delle crostatine, ma dei ciclisti appena entrati ne hanno lasciata solo una. Ripieghiamo su un intero ciambellone che l’oste taglia a fette sotto lo sguardo vigile di Orlando. Bene, gusta questo, gusta quello, alla fine sul vassoio ne rimane una sola fetta; due, tre mani sono pronte ad afferrare questo ultimo pezzo, ma perentorio interviene Orlando affermando che dieci erano i pezzi tagliati, per cui l’ultimo spetta a lui avendone mangiato uno solo; meravigliati da quanto detto da chi in genere predilige il digiuno gli concediamo un quarto di fetta. Prima di lasciare il locale, il gestore ci regala del pane a forma di cappello cardinalizio a falda larga. Arcangelo instaura con il gestore a gesti (evitando un discorso tra sordi) un siparietto divertente mettendosi in testa questo pane … il fatto sorprendente è che, a parte l’abbigliamento, dal collo in su sembra un monsignore!
Da registrare, infine, che Arcangelo con spirito di sacrificio si caricherà questo cappello-pane legandolo al proprio zaino.
Dopo il “buon” pranzo si riparte prendendo una strada in salita.
Solo pochi metri e Arcangelo si accorge di avere dimenticato le stecche (bastoncini), quindi di corsa torna indietro mentre il resto della compagnia sosta all’ombra. Clelio azzarda: “se noi le chiamiamo stecche, in tedesco basta dire stecchen”; meraviglia, ma non troppa, la pellegrina conferma ciò. Clelio aggiunge: “Arcangelo non conosce una parola di tedesco, cosa dirà al gestore della gelateria per farsi capire?” Nel pieno di questa profonda riflessione ecco che sta ritornando, sempre di corsa, il bersagliere Arcangelo; appena ricongiunto al gruppo, gli chiediamo cosa abbia detto per farsi capire, la lapidaria risposta è: “racchetten”. Avanti, il tempo scorre veloce ma i km che si percorrono vanno a rilento. La via è in salita offrendo alla vista grandi spazi aperti su boschi e montagne con in prima visione la fortezza di AraBurg. Camminando allo scoperto, il sole, sempre splendente, ha modo di picchiarci in testa senza sosta. Dopo due ora di passo dopo passo in salita, arriviamo al punto di massima quota della giornata. Prima di iniziare una ripida discesa nel bosco godiamo, nell’attraversare un bellissimo prato sulla cresta della montagna dove lo sguardo può spaziare a 360°, di un panorama alla

edicola

“Heidi”. A fondo valle occorre attraversare una fattoria dove tre bambini, con compostezza e serietà, dilettati da una tranquilla musica diffusa da una radio ormai in disuso, rastrellano con movimenti sincroni un tratto di prato di fronte alla propria casa. Non facciamo in tempo a commentare questa scena idilliaca che un cane abbaia lanciandosi verso noi indifesi pellegrini. La reazione immediata è quella di formare con i bastoni d’ordinanza una testuggine mentre Arcangelo grida: “giù i bastoni così il cane si calmerà!”; per noi sono parole quasi morte mentre il prode (è semplice indovinare chi) continua con non-chalance la sua tranquilla marcia, uno, due...
Hainfeld è conquistata quando già è in corso il ritiro delle anime circolanti.
Dopo la cena consumata nel ristorante dell’albergo e innaffiata da una “buona” birra prodotta nella stessa località ci dilettiamo nello scoprire con lenti passi il minuscolo centro, mentre tutto intorno tace ed anche l’illuminazione pubblica sembra ritirarsi. Con meraviglia notiamo che un negozio di fiori, chiaramente chiuso, presenta sul marciapiede ben dislocata tutta la sua mercanzia di vasi e fiori con annessi prezzi, lasciata lì alle insidie della notte; noi ci chiediamo cosa rimarrebbe di tutto ciò, il giorno dopo, nei nostri centri abitati!?
Andiamo a dormire senza imbarcarci in tale discussione.