Terza tappa
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terza

Secondo la pianificazione del pellegrinaggio oggi è prevista la tappa più lunga, consapevoli di ciò, la sera precedente concordiamo di anticipare la partenza; a conti fatti l’anticipo sarà di soli pochi modesti minuti rispetto all’ora preventivata. Comunque vada, la sosta pranzo sarà presso la località di Lilienfeld, distante più di venti chilometri; non sarà concessa, lungo questa prima parte di percorso, nessuna divagazione e tanto meno soste ristoratrici.

cicogne

Consapevole di ciò, Francesco, forte della valida spalla del compagno di camera (chi è costui?), per mettere i puntini sulle i getta tutto il suo smalto nella colazione mattutina partendo da una base di quattro panini.
Come sempre, il sole è già alto e risplende forte in assenza di una ventilazione refrigerante.
I primi dieci km fino a St. Vielt scorrono tranquilli nella piana valle, costeggiamo fiumi e prati ben ordinati e, le anime che s’incontrano sono ciclisti singoli, molti in coppia, intere famigliole; tutti si muovono tra i piccoli agglomerati sparsi lungo la vallata seguendo le piste riservate ai cicli e pedoni.
Una vista che rende bello il vedere è la presenza di due cicogne ritte sul loro nido edificato sull’alto comignolo in disuso di una segheria.
Sicuramente è nota a chiunque la frenesia dei giapponesi impegnati a tutto click su ciò che cade nel proprio raggio visivo, ebbene, essi impallidirebbero di fronte all’ansia dello scatto dei due compagni sia di colazione che di camera. Clelio sente minacciato il suo ruolo di fotografo accreditato e così, devo rassicuralo: è sempre e solo lui il foto-reporter ufficiale della spedizione.
Sotto il sole sempre più a picco, al limitare di ampi spazi aperti con il fitto bosco, si inerpica un ampio ma ripido sentiero e solo dopo tre ore di ininterrotta ascesa si conquista il primo gran premio della montagna. Grandi gocce di sudore come da un rubinetto non ben chiuso scendono lungo i visi e cadono sulla terra infuocata cadenzando il ritmo del passo. Stanchi, ma soddisfatti della performance esibita, dopo un breve falsopiano la strada inizia a scendere. Gli illusi valutano, sbagliando, che ormai soltanto cinque sei chilometri tra discesa e pianura mancano per Lilienfeld.
Nasce una discussione: continuare o fermarsi?, arrivare stremati o recuperare energie cibandosi del cappello di pane (unica risorsa a disposizione) che Arcangelo si trascina in spalla da due giorni?
La saggezza consiglia una sosta rigeneratrice.
Mai decisione è stata così opportuna poiché, dopo la discesa che sembrava definitiva, si affronta un nuovo passo di montagna con successivo lungo e ripido pendio “taglia gambe”, nonché delle ginocchia, prima di raggiungere dopo 21 km la località di Lilienfeld.
Lilienfeld si apre a nostri occhi attraverso il suo monastero che accoglie nel suo grembo una

riflesso

chiesa il cui magnifico portale si affaccia su un cortile interno e attraverso un porticato, dotato di cancellata sul muro di cinta, accoglie l’ingresso dei fedeli. Anche questa chiesa è di aspetto imponente con volte in stile gotico e altare dominato dal simbolo della via sacra: le sculture dorate dei quattro evangelisti ai due lati della croce.
Sono le 14.30, per nostro godimento all’esterno dell’imponete costruzione, sul lato opposto della strada c’è una gelateria dove poter consumare un pasto con coppa gelato ed una fetta di dolce (ciascuno). Rifocillati con abbondante bevuta d’acqua dalla vicina fontana pubblica e riempite al meglio le bottiglie d’ordinanza, riprendiamo la strada sotto l’infuocato sole pomeridiano percorrendo la ciclabile di lungo valle, che costeggia il fiume Traisen.
Secondo le indicazioni mancano 16 km all’arrivo odierno. Il percorso è sul tracciato di una vecchia ferrovia la cui data di costruzione, visibile all’ingresso delle gallerie, è del 1908. Il tempo trascorre inesorabile ma i chilometri passano lentamente nonostante la nostra andatura, su questo tracciato che sale in leggera pendenza verso i 500 m.s.l.m. di Turnitz, sia di 6 km/ora. Finalmente, si fa per dire, intorno alle sette di sera entriamo ad una estremità di

tunnel

questo paese nei pressi di un circolo ricreativo, ai bordi di un lago, con ristorante e campi di tennis annessi. Occorre interrogare il GPS per vedere dove si trova il B&B da noi già prenotato.
Rapida lettura dell’informazione e … delusione, occorre percorrere altri due km violentando ulteriormente gambe e piedi: mai avvicinamento fu più duro!
Giunti di fronte all’indirizzo in nostro possesso, l’albergatore, contento di vederci (forse si stava rassegando al mancato guadagno), ci fa accomodare nella bella villetta adibita ad alloggi con vista su una piccola invitante piscina e, naturalmente, su prati e bosco. Conoscendo le usanze del coprifuoco e visto che siamo a circa due km dal centro abitato, supplichiamo il gestore se abbia qualcosa da mangiare, magari un tozzo di pane con del formaggio. Un raggiante siii accompagna le parole dell’affittacamere quando si offre d’accompagnarci, con la propria macchina, al ristorante, appena pronti e rinfrescati da una “bella” doccia. Potenza della meraviglia, il ristorante è proprio quello incrociato all’arrivo in paese. Il bello è che il nostro “tassista” è anche gestore di tutto il complesso lì presente; veniamo a conoscenza che da giovane ha lavorato come cuoco in un ristorante italiano a Vienna. Concordato l’orario per il ritorno, passiamo a qualcosa di serio: afferrare una “buona” birra e gettarci su una pizza al piatto. Arcangelo opta per un piatto di penne condite con verdure, il piatto con una quantità di pasta (con delusione dell’interessato un po’scotta) tendente al mezzo chilo, viene ripulito alla perfezione, e per fortuna non erano cotte a puntino!
Ciao a Domani per l’ultima tappa.