Visita al Santuario di Montserrat
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18 luglio 2015
Monreal - Puente la Reina 31km
La novità del giorno, non inaspettata, è l'assenza di uno splendente sole, il cielo è coperto da minacciose nuvole: è il preludio alla tormenta annunciata da giorni? Dopo aver percorso poco più di 4km un forte scroscio si fa strada ma il porticato di una chiesa sarà il buon riparo, ennesimo segno secondo la filosofia di Francesco. Notiamo che Orlando ha coperto il capo con un doppio berretto per ripararsi dalla pioggia, glielo facciamo notare e lui fa presente a noi stupiti che ciò non serve a niente, non nota nessun giovamento di protezione; se spontanea è la domanda sul perché allora li indossi, ancora avvolta nel mistero è l'attesa risposta! Al termine del breve acquazzone riprendiamo la marcia lungo il sentiero che procede a saliscendi al limitare del bosco, mentre il cielo si va rasserenando. Valutiamo la giornata fresca malgrado una temperatura di poco superiore ai 30°C. Sono le 14.30, le fontane non mancano, il piccolo dettaglio è che non riusciamo ancora a trovare qualcosa da mangiare. Finalmente Tiabas, nella casa comunale del pellegrino il gestore dispone solo di filoni di pane ed acqua, per il companatico dobbiamo ricorrere al distributore automatico all'interno del rifugio e, quindi, ci invita ad accomodarci nella cucina del piano interrato sottostante per utilizzarne in modo autonomo tutta l'attrezzatura di corredo; al fresco, intorno ad un tavolo di moderno design dividiamo pane e jamón innaffiando il tutto con acqua a volontà. Il cammino riprende nel consueto paesaggio: borghi di poche case, assenza di abitazioni scampagnate, distese di grano che nell'avvicinarsi a Puente La Reina lasciano sempre più spazio a coltivazioni di girasoli, granturco e soprattutto di asparagi. Oggi, come nei km delle tappe ormai alle spalle, Arcangelo erudisce Clelio con lezioni accelerate “però sul campo” sulle colture, trattamento, tecniche di piantagione, raccolta dei vari prodotti della madre terra; è un vero e proprio corso di formazione che apre a Clelio nuove prospettive, non tanto lavorative, ma sicuramente mangerecce. Ormai appaiono con frequenza dei cartelli che sottolineano i km mancanti all'arrivo, camminiamo, camminiamo ma la meta sembra sempre lontana, il caldo fa di nuovo capolino e le scorte d'acqua sono ben sotto il lumicino. Affiorano segni di sbandamento, immaginiamo fontane d'acqua ad ogni curva ma si snodano solo rettilinei infuocati e deserti. Seminascosto dai rami di un albero ecco il cartello di Eneritz, la sua bellezza è che di lato a quell'indicazione un secondo cartello indica a pochi metri un centro sportivo con piscina; osiamo entrare e all'interno troviamo un bar; alla ragazza sorpresa (forse impaurita) nel vedere “i brutti ceffi!” chiediamo con voce secca e impastata dalla polvere delle lattine di Aurius (la bibita magica del pellegrino) quindi due grandi bottiglie d'acqua e poi altre due ed ancora altra acqua mentre la ragazza esclama: “ancora!”. L'ultima dura salita che ci aspetta a braccia aperte è l'impennata per raggiungere Obanos due km prima della meta finale; sulla discesa che immette al muro dell'asfaltata strada d'ingresso al paese Arcangelo senza tanta convinzione dice: “nuvole a pecorelle ... Al centro di Obanos, sulla grande piazza, si affaccia una imponente Cattedrale con profondo porticato su due lati che sfiora un architettonico arco che apre la via verso Puente La Reina. Una coppia di pellegrini inglesi esce dal bar (che credevamo “serrado”) ubicato in un lato della piazza e ci invitano ad entrare per un ristoro e poi, con passo dall'aspetto leggero (manca solo una discesa per la meta), superano l'arco e si allontanano in modo scanzonato. Noi preferiamo indugiare regalandoci una visita lampo alla basilica di San Battista, all'interno della quale un foglietto recita: “se non siete curiosi, buon cammino”. Quale messaggio vuole lanciare? Oggi abbiamo fretta di arrivare quindi, occorre non essere troppo curiosi. C'immortaliamo sotto l'arco e via. Dopo pochi metri, in prossimità dell'uscita del paese, si alza un robusto vento che si rinforza con vigore accompagnato da gocce di pioggia sempre più consistenti, non occorre dare il dietro front, già stiamo ritornando di gran carriera sui nostri passi cercando riparo nel porticato della chiesa. Finalmente, è un eufemismo, la temuta tormenta (“búfera”) dei Pirenei mostra tutta la sua potenza. Che fine avrà fatto la coppia d'inglesi, sicuramente di poca fede, che ha preferito la cura del corpo (bar) anziché quella dello spirito? Nonostante il porticato sia profondo almeno tre metri, l'acqua spinta da impetuoso vento lo spazza fino al limitare dei muri perimetrali alche non resta che varcare di nuovo la soglia della Cattedrale e cibare la “curiosità”. Non arrivo a contare fino a tre che già Francesco è in intensa e appassionata conversazione con una signora custode della chiesa, addetta al banco dei pochi souvenir, che lo conduce nicchia dopo nicchia, statua dopo statua inebriandolo con notizie storiche e mettendo in evidenza la presenza dell'effige della Madonna della vigna, della terra e della “tormenta”. Ecco l'arcobaleno, ora il sole sembra più caldo e con sorpresa il percorso, a parte qualche piccola pozzanghera, non ha risentito delle “botti” d'acqua versate. Puente La Reina, punto d'incontro dei cammini verso Santiago è annunciata dalla statua del pellegrino con alla base la dicitura “da qui tutti i cammini diventano uno solo”. Da lì a poco come epilogo del cammino non resta che fare un giro turistico per la via principale del paese, al termine della quale domina il ponte, simbolo del borgo, eretto in tempi passati per favorire il guado del fiume ai pellegrini diretti alla volta di Santiago di Compostela. Il segno che ci offre questo agglomerato di case è la vista sopra la ciminiera di una ex fabbrica di una famigliola di cicogne: padre madre e figlio che danno un senso di amenità, il senso della vita.