Visita al Santuario di Montserrat
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17 luglio 2015
Sanguesa - Monreal 27,4km
Come previsto la notte è stata avara di vero riposo per l'eccessivo caldo e già dalle prime luci del mattino Orlando staziona in piedi di fronte alla finestra; getta uno sguardo verso la sottostante strada ed avvista dei pellegrini alche, preso da un moto d'ansia, sprona noi ancora stanchi per la fatica notturna ad affrettarci per il proseguo del cammino. Anche questa mattina mostra un bel sole e non si ha sentore di nessuna “búfera” come preannunciato. Il percorso è bello nei suoi sentieri che si snodano verso la montagna. Occorre percorrere una via lunga 15km prima di raggiungere il valico posto a soli 2 km dalla località di Izco, preventivata sosta intermedia della tappa. Per fortuna il caldo sopportabile permette di mantenere saldo il lume della ragione. Le prime due fontane che incontriamo negano acqua potabile, ma le sfruttiamo ugualmente con abbondanti “abluzioni” corporee. Tra discorsi e silenzi si procede spediti e qualche curiosa notizia fa ogni tanto capolino mitigando l'andare, per esempio: veniamo a conoscenza che Francesco è stato nominato subcommissario della città di Recanati, per cui lo ribattezziamo “subcomandante Marcos”; ricordiamo la spasmodica curiosità di Francesco di conoscere se in questi luoghi si parla catalano o basco, ebbene siamo passati secondo le risposte dei suoi interlocutori dall'80% - 20% di ieri al fifty-fifty di oggi e sicuramente domani saremo al 20% - 80%! Che banali disquisizioni bisogna intavolare per non pensare ai km ancora da affrontare. Improvvisamente le quattro case di Izco nella usuale desolazione di anime … però si odono in distanza grida di ragazzini che sguazzano nella piscina comunale. Per mera fortuna (sono le 13.00) è ancora aperto il bar dell'Albergue e l'hospitalera ci invita a prendere posto in una interrata sala e per questo fresca dove nella penombra mangiamo quel poco che passa la casa: formaggio e jamón di confezione, pomodori a fette, “barra” di pane e tanta acqua … ancora acqua; al termine del fugace pranzo la locandiera tiene a precisare che ora andrà a fare la siesta! Tutto procede tranquillamente secondo il piano di marcia nonostante sin dal mattino Francesco si ostina a ripetere che oggi è venerdì 17! Cosa vorrà dire è lì da venire! Bene sono le 14.00 è proprio l'ora del pellegrino!! Caldo e sole non mancano, affrontiamo il primo lungo rettilineo in un continuo saliscendi su fondo di cemento liscio ed infuocato. Dopo 2km, presso una fontana con l'arredo di una panchina, all'ombra di amate piante beviamo a volontà, ci rinfreschiamo e riempiamo le nostre bottiglie d'acqua per affrontare in tranquillità gli ultimi 6km che ci separano da Salinas de Ibargoiti, trampolino di lancio per Monreal, odierno “destino” di tappa. Arcangelo si stravacca sulla menzionata panchina, ne descrive il piacere, invita chi già scalpita (è superfluo dire Orlando) ad abbandonarsi a quella goduria. Tra i due “personaggetti” nasce una discussione filosofica. Arcangelo, suo malgrado, è invitato a riprendere la marcia e ciò contribuirà a far sì che da lì a poco qualcuno “dovrà espiare la sua arroganza”. Altri due km sono alle spalle, io e Francesco precediamo la compagnia di qualche centinaio di metri quando improvviso uno squillo al suo cellulare. La risposta ed espressione del viso non lascia presagire nulla di buono; quel che doveva accadere a furia di ripetere che oggi è venerdì 17, unitamente all'espiazione del peccato citato, si è verificato. Clelio intima di arrestarci al più presto, Orlando si è accorto di aver lasciato la borsa che porta sempre a tracolla nel bar del ristoro (5km indietro); nella borsa ci sono soldi, documenti personali e i nostri biglietti del volo di ritorno. Il come, Orlando, ha realizzato questa amara scoperta è così riassunto. La retrovia dei pellegrini sente provenire dal dirupo ai margini della strada un grido, o meglio il belare di una pecorella imbrigliata giù in basso tra i rovi. Il primo impulso dei nostri tre eroi è quello di scendere e liberarla ma, non disponendo di nessun machete con cui aprire un varco tra i rovi, ritengono di non poter fare nulla e così desistono dalla nobile impresa. Mentre tornano sui propri passi la punizione scende improvvisa; Orlando avverte di essere troppo leggero, manca qualcosa al peso usuale, ma cosa? Oh mio Dio! grida Orlando, ho lasciato la preziosa borsa al bar di Izco sette saliscendi fa. Tra il dire e il fare passa un attimo, Orlando affida lo zaino ai compagni e scatta in una corsa forsennata sotto il solleone mentre Clelio urlando lo esorta:” non correre, non correre, non sei più un giovanotto!” Come spesso accade nella vita, la punizione viene mitigata dalla provvidenza. Dopo due km da fondista incrocia un'auto, forse l'unica del giorno, che si offre di portarlo fino al paese, trovare l'Albergue (chiaramente chiuso per la siesta), portarlo a casa della proprietaria che per fortuna il conducente conosce e dopo aver effettuato il recupero del tesoro riaccompagnarlo fino al punto in cui i due pellegrini (Arcangelo, Clelio) erano rimasti in trepidante attesa; simpatico (?) episodio visto il lieto fine. Nonostante il contrattempo alle 17.45 entriamo nel piccolo borgo di Monreal che si sviluppa attorno a “calle mayor” alla fine della quale, a sinistra, una strada sale fino alla Cattedrale che confina con il centro parrocchiale; a pochi metri da questo la Casa Rural che si fregia delle tre stelle in mostra sotto un nome di difficile pronuncia. Gentile è l'accoglienza del proprietario, signore di modi distinti, quasi aristocratici, in questa dimora di fine '800 dove ogni pietra, suppellettili dei tempi più che andati, sparsi qua e là con gusto raffinato è una eloquente pagina di storia. La cena del pellegrino innaffiata dall'immancabile birra ci prepara, sotto le note di un breve temporale più volte annunciato, al desiderato buon ritiro.